giovedì 5 dicembre 2013

8.PSICOLOGIA CLINICA: LE RELAZIONI BORDERLINE

La vita di coloro che soffrono di Disturbo Borderline è caratterizzata da relazioni affettive intense e turbolente che terminano bruscamente e da"crolli" nella vita lavorativa e di relazione dell'individuo.

Chi stabilisce una relazione intima con un borderline, sia esso un amico, un partner o un genitore, viene trascinato in un vortice di emozioni contrastanti che oscillano tra la rabbia e il senso di colpa, in un continuo circolo vizioso difficile da chiudere.
Da premettere che il borderline non si rende conto delle sue modalità inaccettabili e del male che sta facendo alla persona cara. Quasi sempre, non è consapevole di avere un problema.

Un borderline sceglie solitamente le persone a cui legarsi tra quelle più fragili, o molto legate a loro da vincoli di affetto (la madre, una persona che li ama); quindi li attira a sé: può sedurli mostrandosi molto amorevole, dimostrando sentimenti esagerati che non prova, drammatizzando eventi e aspetti della sua vita al fine di manipolare chi gli si avvicina, cambiando repentinamente umore e opinioni.
Quando un'altra persona si lega a lui, il borderline lo idealizza e lo fa sentire l'essere più importante del mondo; contemporaneamente provoca un vuoto intorno a lui, allontanando tutte le persone significative per l'altro in modo da tenerlo solo per sé, anche attraverso menzogne e inganni.

Già nei primi incontri il borderline fa al partner richieste assurde: gli chiede di trascorrere molto tempo insieme, di fare cose e progetti destinate a coppie di lunga data. E l'altro, inizialmente gratificato dall'adorazione che riceve dal borderline, cade nella rete. Quando poi comincia a vedere le prime incongruenze e si ribella, incontra la protesta del borderline che continuando a manipolarlo lo fa sentire talmente in colpa da spingere l'altro a tornare sui suoi passi e a biasimarsi.

Dall'idealizzazione il borderline passa alla svalutazione più estrema: la minima disattenzione del partner spinge l’individuo ad accusare l'altro di trascurarlo, di non essere abbastanza presente, di averlo abbandonato. Così per il partner del borderline, s'instaura un'altalena di sentimenti che lo fa dondolare tra la rabbia e il senso di colpa, sempre più isolato dagli altri e incapace di uscire dalla trappola: è la co-dipendenza.


Il borderline farebbe di tutto per evitare l'abbandono, perché sente che non può tenersi in piedi senza una persona cara che si prenda cura di lui. Sono gli altri a dare senso alla sua vita. Se il partner di un borderline paventa una separazione anche breve il borderline manifesta un'angoscia devastante o un furore disperato, fino a minacciare o a mettere in atto comportamenti etero aggressivi o auto aggressivi. Vivere sereni con un borderline è pressochè impossibile: il partner dovrebbe essere a disposizione sempre, non criticarlo mai e sottostare a regole rigide e inaccettabili. Manifestano infatti scarsa empatia, non considerando che l'altro può avere come loro dei bisogni o dei problemi.
E' possibile uscire da tale relazione malata solo prendendo consapevolezza da parte sia del borderline che di chi lo subisce che nella loro relazione è presente un ‘terzo' che è la patologia descritta. Dopo tale consapevolezza è possibile intraprendere una terapia individuale e/o di coppia. 


2002 "Spider": un uomo, dopo anni in un manicomio, esce parzialmente guarito e scava alla ricerca della verità....... possiamo fidarci dei nostri ricordi? possiamo davvero cercare la verità? Sperando che non ci esploda in faccia e ci rispedisca lì da dove eravamo partiti, come nel gioco dell'oca quando arrivi alla penultima casella e torni dritto al via. 
Praticamente Ralph Fiennes nel ruolo di Spider non dice una sola frase  o parola coerente per tutto il film, stupefacente interpretazione anche di Miranda Richardson nel doppio ruolo della madre.
Storia avvincente, per chi vuole capire.

7.PSICOLOGIA CLINICA: DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITA'

Il disturbo Borderline di personalità è uno dei problemi più frequenti tra gli adolescenti e difficile anche da riconoscere, poiché può essere transitorio e presenta comportamenti simili all’adolescenza.
A metà tra la nevrosi e la psicosi, il disturbo Borderline è tipico di pazienti con personalità che funzionano al “limite” della psicosi, pur non giungendo agli estremi di vere e proprie patologie o malattie gravi.
Tale definizione è provvisoria, solo nel 1990 Zanarini e Gunderson, basandosi su criteri diagnostici descrittivi, la perfezionano e individuano i tratti distintivi del disturbo.

Questa patologia, i cui sintomi sono la disgregazione emozionale e l’instabilità del soggetto, si presenta attraverso la tendenza a perdere contatto con la realtà; automutilazioni (tagli o bruciature); tentativi di suicidio; timore dell’abbandono; intenso bisogno e ricerca dell’altro, alternato a comportamenti arroganti o sprezzanti.
La persona affetta dal disturbo Borderline possiede spesso un vissuto emozionale eccessivo e variabile, inoltre è molto instabile per quanto riguarda la ricerca della propria identità. I soggetti soffrono anche di crolli della fiducia in sé stessi e dell’umore e di momenti depressivi acuti, ma abbastanza brevi.

Comune fra tutti gli individui con personalità Borderline è la tendenza all’oscillazione del giudizio tra polarità opposte, ovvero si passa da “bianco” a “nero”, da “amore” a “odio”, da “certamente” a “assolutamente no”. L’individuo non è cosciente di questa sua instabilità, in quanto è messa principalmente in atto come meccanismo di difesa, anche piuttosto primitivo.


martedì 3 dicembre 2013


2012, "Il lato positivo", film totalmente insincero nel descrivere la situazione delle persone con gravi disordini psicologici.
 Hollywoodiano nel raccontare una classica romantic comedy:  iniziali baruffe e disaccordi tra i due bellissimi attori, seguiti da scontri e  riappacificazioni; finale tra balletti e lacrime, con il  trionfo del vero unico grande amore. 
Attori di contorno di lusso, variamente divertenti e stravaganti. Grande successo.

6.PSICOLOGIA CLINICA: LE FOBIE

Le fobie hanno una grande importanza, in quanto interessano 1\5 circa della popolazione. Infatti una forma di fobia è presente almeno una volta nella vita di una persona.
Il termine fobia (dal greco φόβος, phóbos, "panico, paura") indica un'irrazionale e persistente paura riguardante oggetti, attività, animali o persone, che può, nei casi più gravi, limitare l'autonomia del soggetto, ma non rappresenta un reale pericolo per la persona.
Sono state elencate oltre 500 fobie, alcune interessano quasi esclusivamente un sesso, altre sono ugualmente diffuse nei due sessi. La causa può essere un ricordo ancestrale di cui è rimasta una traccia nel cervello o un’esperienza negativa amplificata fino ad essere vissuta come una fobia.

La paura si differenzia dalla fobia in quanto è una reazione fisiologica normale con valore adattativo, infatti è una risposta difensiva con cui una persona risponde a situazioni o stimoli che possono essere pericolosi. La fobia, invece, ha carattere di irrazionalità e consiste in un’angoscia, in una paura eccessiva di fronte all’anticipazione di situazioni avvertite dalla persona come pericolose. Ad esempio una persona che ha la fobia verso i mezzi pubblici può attivamente evitare di prenderli anche se questo comporta il fatto che dovrà fare la strada a piedi. Quindi le fobie portano a modificare il proprio stile di vita e il soggetto riconoscendo che la paura è eccessiva è disposto a fare notevoli sforzi pur di evitare ciò che la provoca.”
(Carlo Alfredo Clerici-ricercatore universitario presso l’Università degli Studi di Milano. Laura Veneroni-psicologa)

Le fobie si suddividono in tre categorie generiche:
-Fobie specifiche, è una fobia nei confronti di qualcosa di specifico come determinati animali o fenomeni naturali, ad esempio i tuoni. Inoltre questa fobia può svilupparsi anche nei confronti di una particolare situazione, ad esempio l’altitudine (che rende incapaci anche solo di salire su una scala a pioli). La paura nelle fobie specifiche è quella di venir ucciso o leso dal contatto con l’oggetto che è causa della fobia. Il tasso di prevalenza di tali disturbi si aggira intorno al 7% negli uomini e al 16% nelle donne. Il contenuto di queste fobie varia da una cultura all’altra.

-Fobie sociali, vengono indicate tutte quelle paure causate da un forte senso di imbarazzo che può provocare in un individuo, la presenza di altre persone. A causa di questa fobia, le persone che spesso ne soffrono, non riescono ad usare i bagni pubblici, a sedersi in un ristorante o al bar, luoghi dove sono presenti altre persone. Son piuttosto comuni con un tasso di prevalenza nell’arco della vita pari all’ 11% negli uomini e al 15% nelle donne. Il loro esordio è spesso localizzato durante l’adolescenza e non è raro che queste paure si manifestino anche fra i bambini.

-l’Agorafobia, dal termine greco (agorà-piazza) è caratterizzata dall’incontrollabile paura di uscire di casa, di rimanere da soli (spesso in casa) e dalla paura di dover viaggiare per lunghe distanze dovendo allontanarsi da casa. La persona che soffre di questo tipo di fobia ha paura di essere colta all’improvviso da un attacco di panico e di non avere nessuno nelle vicinanze che possa soccorrerla.

Le fobie più comuni sono:
  • Acatartofobia-paura dello sporco e della polvere
  • Acrofobia-paura delle altezze
  • Agorafobia-paura degli spazi aperti e affollati
  • Aracnofobia-paura dei ragni
  • Aviofobia-paura di volare
  • Brontofobia-paura dei temporali
  • Cinofobia-paura dei cani
  • Claustrofobia-paura degli spazi chiusi
  • Emofobia-paura del sangue, aghi e siringhe
  • Misofobia-paura dei germi
  • Ofidiofobia-paura dei serpenti
  • Scotofobia o Nictofobia-paura del buio

Come curare le fobie
La psicoterapia in questi casi ha un duplice obiettivo: risolvere il disagio fobico nel breve termine e mantenerlo a lungo termine. Per chi segue un percorso terapeutico, le probabilità di liberarsi della propria paura e di raggiungere una qualità di vita soddisfacente sono piuttosto elevate e solo i casi più gravi richiedono un trattamento farmacologico.

sabato 30 novembre 2013


1999, "Ragazze interrotte": l'amore e l'amicizia di alcune adolescenti che non riescono più  ad andare avanti e finiscono nella follia e l'inquietudine. Stare in clinica non è mai sembrato così divertente come qui. Angelina Jolie, Winona Ryder e le altre  ragazze del gruppo a tutto gas nel borderline.



1973, "L'esorcista": il male  e la malattia si insinuano a poco a poco nella mente e nel corpo di un'adolescente.
 Senza tante raffinatezze, vediamo la distruzione progressiva  della spensieratezza della ragazzina. Attraverso lo sguardo angosciato o atterrito della madre, siamo spettatori della fine della serenità di una famiglia alla ricerca di una spiegazione, da medico a medico, esame dopo esame, in un crescendo di alienazione e impotenza di fronte  agli eventi che precipitano. 

5.PSICOLOGIA CLINICA: TERAPIE

A ciascun modello psicopatologico corrisponde un diverso orientamento nella psicoterapia.
Scopo del TRATTAMENTO PSICOANALITICO è ristrutturare la personalità portando l’individuo a prendere coscienza dei propri conflitti interiori e a dominarli razionalmente. Nel corso di una seduta il terapeuta cerca di individuare i conflitti disturbanti e induce gradatamente il paziente a rendersene conto e a riorganizzarsi di conseguenza. L’interpretazione è in sostanza l’arma principale dell’analisi, che nella sua forma freudiana classica, si avvale della tecnica delle associazioni libere, dell’interpretazione dei sogni, dell’analisi del transfert (il trasferimento al rapporto col terapeuta di modelli relazionali del passato) e dell’analisi delle resistenze al trattamento.

La TERAPIA COMPORTAMENTALE mira a far scomparire o attenuare i sintomi modificando i comportamenti. Ha sviluppato varie tecniche come la desensibilizzazione sistematica e l’inondazione. Si tratta di due tecniche opposte: nella prima si cerca di avvicinare il soggetto a piccoli passi alla situazione che crea disturbo, nel secondo invece il soggetto viene portato direttamente nella situazione in modo che vinca le resistenze.

Con le TERAPIE UMANISTICO-ESISTENZIALI ci si preoccupa di liberare il potenziale umano instaurando un rapporto di stima e accettazione con il cliente affinché egli accetti e riscopra se stesso.


La TERAPIA COGNITIVA consiste nella ristrutturazione dei processi cognitivi e della conoscenza relativi alla malattia.

Infine la TERAPIA DELLA FAMIGLIA cerca di modificare le strutture e il modo di interagire della famiglia. Una delle tecniche utilizzate è il contro paradosso; invece di reprimere la reazione del soggetto patologico si prescrivere il sintomo.

venerdì 29 novembre 2013




1948, "La fossa dei serpenti": impressionante  e commovente interpretazione di  Olivia De Havilland, nel ruolo di una donna con gravi disturbi mentali. Più che psicologismi, vera sofferenza, con una speranza in fondo al pozzo. 

4.PSICOLOGIA CLINICA: SPIEGAZIONI DELLA MALATTIA MENTALE

MODELLI PSICOPATOLOGICI
Modello psicoanalitico:La malattia è segno di conflitti irrisolti (lotta tra es, io e super-io). I sintomi dipendono da eccesso o mancanza delle difese. Alla base ci sono il passato dell’individuo e le sue esperienze.
Modello comportamentista:La malattia si riduce ai sintomi. Questi sintomi sono prodotti per apprendimento: incidenti, genitori come modelli ansiosi.
Modello umanistico-esistenziale:Le condizioni di vita impediscono all’individuo di autodeterminarsi, di esprimere le proprie potenzialità naturali. L’individuo deve ritrovare l’autostima, deve accettarsi e dare un senso alla propria vita.
Modello cognitivo:La malattia è prodotta dai BIASES (errori di giudizio). Ad esempio ci si incolpa sempre dei fallimenti a causa di uno stile di giudizio autopunitivo.
Modello relazionale:La malattia è dovuta al modo in cui si sviluppa la relazione in famiglia e nei piccoli gruppi. 
1975, "Qualcuno volò sul nido del cuculo": un balordo per sfuggire alla prigione si finge pazzo......finirà  tra trattamenti inumani;
 un mondo di regole e di dominazione negli ospedali psichiatrici americani.

3.PSICOLOGIA CLINICA: LE MALATTIE MENTALI

Il DSM
Il DSM (Diagnostical and Statistical Manual of Mental Disorers) è un testo importante ad uso diagnostico, grazie al quale le diagnosi possono essere rese attendibile e ogni malattia viene descritta in modo sistematico per poterla ben classificare e diagnosticare.
Disturbi tipici:
Ansia: sentirsi impreparati e non all’altezza di svolgere un determinato compito. Sentirsi tesi e minacciati.
Fobie: avere paura di qualche cosa (spazi aperti, animali, luoghi stretti, etc.).
Attacchi di panico: in genere sono ricorrenti e di breve durata.
Disturbi ossessivo-compulsivi: un individuo affetto da questa malattie è continuamente perseguitato da pensieri e/o spinto a compiere determinate azioni.
Disturbi somatici: disturbi che si esprimono con sintomi fisici (dolori, nausea, abbassamento della voce, etc.) senza patologia.
Disturbi dell’umore: depressione, alterazioni, autostima gonfiata.
Schizofrenia: disturbi nella sfera cognitiva, affettiva, motoria, sociale. Allucinazioni, deliri, discorsi disorganici.