Il blog è stato creato dal liceo delle Scienze Umane "Fabrizio De Andrè" di Brescia
sabato 30 novembre 2013
1999, "Ragazze interrotte": l'amore e l'amicizia di alcune adolescenti che non riescono più ad andare avanti e finiscono nella follia e l'inquietudine. Stare in clinica non è mai sembrato così divertente come qui. Angelina Jolie, Winona Ryder e le altre ragazze del gruppo a tutto gas nel borderline.
1973, "L'esorcista": il male e la malattia si insinuano a poco a poco nella mente e nel corpo di un'adolescente.
Senza tante raffinatezze, vediamo la distruzione progressiva della spensieratezza della ragazzina. Attraverso lo sguardo angosciato o atterrito della madre, siamo spettatori della fine della serenità di una famiglia alla ricerca di una spiegazione, da medico a medico, esame dopo esame, in un crescendo di alienazione e impotenza di fronte agli eventi che precipitano.
5.PSICOLOGIA CLINICA: TERAPIE
A
ciascun modello psicopatologico corrisponde un diverso orientamento
nella psicoterapia.
Scopo
del TRATTAMENTO PSICOANALITICO è ristrutturare la personalità
portando l’individuo a prendere coscienza dei propri conflitti
interiori e a dominarli razionalmente.
Nel corso di una seduta il terapeuta cerca di individuare i conflitti
disturbanti e induce gradatamente il paziente a rendersene conto e a
riorganizzarsi di conseguenza. L’interpretazione
è in sostanza l’arma principale dell’analisi, che nella sua
forma freudiana classica, si avvale della tecnica delle associazioni
libere,
dell’interpretazione
dei sogni,
dell’analisi
del transfert
(il trasferimento al rapporto col terapeuta di modelli relazionali
del passato) e dell’analisi
delle resistenze al trattamento.
La TERAPIA COMPORTAMENTALE mira a far scomparire o attenuare i sintomi modificando i comportamenti. Ha sviluppato varie tecniche come la desensibilizzazione sistematica e l’inondazione. Si tratta di due tecniche opposte: nella prima si cerca di avvicinare il soggetto a piccoli passi alla situazione che crea disturbo, nel secondo invece il soggetto viene portato direttamente nella situazione in modo che vinca le resistenze.
Con le TERAPIE UMANISTICO-ESISTENZIALI ci si preoccupa di liberare il potenziale umano instaurando un rapporto di stima e accettazione con il cliente affinché egli accetti e riscopra se stesso.
La TERAPIA COGNITIVA consiste nella ristrutturazione dei processi cognitivi e della conoscenza relativi alla malattia.
Infine la TERAPIA DELLA FAMIGLIA cerca di modificare le strutture e il modo di interagire della famiglia. Una delle tecniche utilizzate è il contro paradosso; invece di reprimere la reazione del soggetto patologico si prescrivere il sintomo.
venerdì 29 novembre 2013
4.PSICOLOGIA CLINICA: SPIEGAZIONI DELLA MALATTIA MENTALE
MODELLI
PSICOPATOLOGICI
Modello
psicoanalitico:La
malattia è segno di conflitti irrisolti (lotta tra es, io e
super-io). I sintomi dipendono da eccesso o mancanza delle difese.
Alla base ci sono il passato dell’individuo e le sue esperienze.
Modello
comportamentista:La
malattia si riduce ai sintomi. Questi sintomi sono prodotti per
apprendimento: incidenti, genitori come modelli ansiosi.
Modello
umanistico-esistenziale:Le
condizioni di vita impediscono all’individuo di autodeterminarsi,
di esprimere le proprie potenzialità naturali. L’individuo deve
ritrovare l’autostima, deve accettarsi e dare un senso alla propria
vita.
Modello
cognitivo:La
malattia è prodotta dai BIASES (errori di giudizio). Ad esempio ci
si incolpa sempre dei fallimenti a causa di uno stile di giudizio
autopunitivo.
Modello
relazionale:La
malattia è dovuta al modo in cui si sviluppa la relazione in
famiglia e nei piccoli gruppi.
3.PSICOLOGIA CLINICA: LE MALATTIE MENTALI
Il
DSM
Il
DSM (Diagnostical and Statistical Manual of Mental Disorers) è un
testo importante ad uso diagnostico, grazie al quale le diagnosi
possono essere rese attendibile e ogni malattia viene descritta in
modo sistematico per poterla ben classificare e diagnosticare.
Disturbi
tipici:
Ansia:
sentirsi impreparati e non all’altezza di svolgere un determinato
compito. Sentirsi tesi e minacciati.
Fobie:
avere paura di qualche cosa (spazi aperti, animali, luoghi stretti,
etc.).
Attacchi
di panico: in genere sono ricorrenti e di breve durata.
Disturbi
ossessivo-compulsivi: un individuo affetto da questa malattie è
continuamente perseguitato da pensieri e/o spinto a compiere
determinate azioni.
Disturbi
somatici: disturbi che si esprimono con sintomi fisici (dolori,
nausea, abbassamento della voce, etc.) senza patologia.
Disturbi
dell’umore: depressione, alterazioni, autostima gonfiata.
Schizofrenia:
disturbi nella sfera cognitiva, affettiva, motoria, sociale.
Allucinazioni, deliri, discorsi disorganici.
mercoledì 27 novembre 2013
1950, "Harvey" : James Steward dolcemente delirante, rischia di finire in manicomio perché ha come amico un grosso coniglio bianco che nessuno vede; gli avidi parenti vogliono impadronirsi dei suoi soldi, ma soprattutto disfarsi del coniglio invisibile e dell'imbarazzo che crea in società. Finale con giustizia a ruoli invertiti, metafora dell'impossibilità di liberarsi dell'innocenza e della fantasia.
1958, "La donna che visse due volte", fobie, delirio, autolesionismo e ossessioni incombono sull'unico vero grande amore: James Steward, inizialmente già traumatizzato, impazzisce del tutto.
Però stavolta finisce ricoverato in clinica e non si riprende più, finché.......
La verità ci salverà o ci perderà del tutto? Abbiamo diritto a una seconda opportunità? Cara, ti amo, ma solo se sei quell'altra.
2.PSICOLOGIA CLINICA: NORMALITA' E PATOLOGIA
- Una distinzione difficile
La
distinzione tra normalità e patologia è stata oggetto di analisi e
discussioni, perché non è affatto scontata come sembra e risulta difficile ed
incerta anche per i clinici.
Il
problema del criterio
Varie
ricerche hanno dimostrato che psichiatri e psicologi clinici non
concordano a sufficienza nei giudizi di normalità. Per stabilire
che cosa è normale e che cosa è patologico ci si può basare su vari criteri che risultano però inadeguati per le ragioni che di seguito esporremo:
Criterio
statistico: è da considerarsi anormale ciò che è raro. Questo
criterio si scontra con il fatto che ci sono manifestazioni
sicuramente patologiche molto diffuse ( come l'ansia) ma che non
vengono considerate propriamente malattie. Inoltre ci sono
prestazioni e comportamenti rari, ma segno di eccellenza (come avere
un Q.I. di 150).
Criterio
socio-culturale: è malato l’individuo disadattato. Una
persona è sana se si conforma alle norme della sua società e della
sua cultura. Il difetto di questo criterio è quello di confondere
la malattia con forme di diversità (devianza, ribellione ad un
sistema oppressivo, etc.) che non hanno nulla a che fare con la
patologia.
Criterio
personale: fa riferimento alla sofferenza individuale e quindi è
poco affidabile, dato che molte persone con patologie gravi
rifiutano di curarsi o di considerarsi in difficoltà.
Criterio
professionale: si basa sulla diagnosi di esperti, ma nemmeno
questo è affidabile perché spesso non c’è uniformità di
giudizio.
Criterio
utopico: stare in salute significa vivere in modo ottimale.
Allora saremmo tutti in qualche modo malati.
Il manuale viene diffusamente usato in tutto il mondo come guida alla diagnostica clinica. Espone sintomi, sviluppi e caratteri dei vari disordini mentali. Si tratta di un manuale che raccoglie attualmente più di 370 disturbi mentali, descrivendoli in base alla prevalenza di determinati sintomi (per lo più quelli osservabili nel comportamento dell'individuo, ma non mancano riferimenti alla struttura dell'io e della personalità).
2. Il
problema del confine tra malattia e salute
Probabilmente
c'è una continuità tra normalità e patologia poiché possono
avvicendarsi nella storia di una persona più facilmente di quanto si
creda.
Quindi
tra normalità e patologia non c’è una separazione netta, ma
continuità. Esistono, inoltre, una serie di stati intermedi non
propriamente normali, né patologici (piccole sofferenze,
disadattamenti, etc.)
3. Il
problema della consistenza delle malattie mentali
Alcuni
studiosi hanno messo in discussione l’idea di malattia mentale
(antipsichiatria). Secondo questi studiosi, la visone tradizionale
della malattia mentale porta a non considerare gli aspetti della vita
sociale, affettiva, comunicativa del soggetto e quindi porta ad una
incomprensione della patologia.
2006, "Correndo con le forbici in mano"; La storia vera di Augusten, un ragazzino che, anni settanta, viene abbandonato dai genitori ( padre alcolizzato e madre schizofrenica, aspirante poetessa). Lasciato in adozione al guru-ciarlatano-psicoanalista, in una casa che riflette il disordine mentale di chi la abita, riuscirà a non perdere la bussola, a scoprire sé stesso e a salvarsi la vita.
Annette Bening dà vita in modo convincente a una madre che getta via distrattamente un tesoro di amore e affetti, per poi rimpiangerlo e ritrovarsi totalmente sola.
1.PSICOLOGIA CLINICA: STORIA E AMBITO DI STUDIO
- Cenni storici:
La
psicologia clinica nasce tra la fine del XIX e gli inizi del XX
secolo da due campi di studio e attività: la psicometria
e la psicodinamica.
Tradizione psicometrica e psicodinamica si sono sviluppate
separatamente, almeno fino alla Seconda Guerra Mondiale. Nel
Dopoguerra negli Stati Uniti, si è assistito a uno sforzo poderoso
di dare organicità al settore della psicologia clinica, mettendo
assieme psicometria e psicodinamica e integrandole all’interno
della psicologia sperimentale.
In
altri paesi però, tra cui l’Italia, il tentativo di dare un
assetto all’area è mancato.
La
tradizione psicometrica comincia con L.
Witmer
che faceva uso di test mentali per diagnosticare disturbi
dell’apprendimento e programmare interventi in favore di studenti
con problemi.
Tuttavia
il contributo più significativo alla nascita della psicologia
clinica, per il suo carattere innovatore, è stato quello di Freud,
con cui comincia la tradizione psicodinamica.
Freud dedicandosi alla cura delle malattie mentali (essenzialmente
nevrosi) ha introdotto fondamentali novità.
Con
lui nasce la nozione di malattia su basi psicologiche:
non si pensa più che i disturbi mentali siano necessariamente
prodotti da disfunzioni e danni fisico-organici. Acquista senso e
forza la psicoterapia, la cura portata avanti parlando col paziente,
senza farmaci e mezzi fisici. Inoltre il mondo dei malati diventa più
vicino, perché l’idea della psicodinamica è che in tutti ci siano
conflitti interiori e che la malattia mentale sia solo un esito, una
particolare manifestazione delle dinamiche psichiche legate alle
vicende e alla storia del singolo.
- L’ambito di studio:Di che cosa si occupa la psicologia clinica? Sul piano programmatico mira allo sviluppo di competenze di base e tecniche utili a promuovere la salute di individui, gruppi e comunità attraverso l’intervento diretto dello psicologo, che si cala nella realtà concreta in tutta la sua singolarità. Questa definizione è un po’ lontana dal reale, perché di fatto gli psicologi clinici studiano e curano le malattie mentali.
Circa
i metodi da adoperare in psicologia clinica non c’è accordo.
Soprattutto negli Stati Uniti c’è la tendenza a ritenere che ci si
debba avvalere degli stessi metodi
empirici e sperimentali diffusi
nel resto della psicologia. C’è chi sostiene però (specie gli
psicanalisti europei) che in clinica si debba seguire il metodo
clinico, basato sui casi trattati.
martedì 26 novembre 2013
5.PSICOLOGIA DELLA PERSONALITA': IL SELF-MONITORING ( AUTOMONITORAGGIO)
Il
Self-monitoring è un intreccio di fattori cognitivi (conoscenza delle situazioni, comprensione della comunicazione faccia
a faccia e dei suoi meccanismi) ed emotivi, come il controllo delle
emozioni.
In pratica l’automonitoraggio è l’attività di gestione di sé stessi nelle situazione della vita sociale.
In pratica l’automonitoraggio è l’attività di gestione di sé stessi nelle situazione della vita sociale.
Il Self-monitoring è utile nella vita pubblica e per il successo (vedi politici e manager), nella costruzione del sé e della propria autostima (l’dea che abbiamo di noi è il riflesso di quella che ci inviano gli altri) e nella partecipazione alle attività sociali e nell’adeguamento alle diverse situazioni di vita.
Esistono due tipi di self-monitoring: HSM ( high Self-monitoring) e LSM (low Self-monitoring).
Se si ha un alto livello di monitoraggio si è abili nel modellare i comportamenti e si è sensibili alle situazioni, ci si mostra sereni, simpatici e in sintonia con gli altri, mentre se il nostro livello di monitoraggio è basso ci si regola in base ai propri stati interiori, col risultato di trovarsi spesso a disagio o fuori sintonia.
lunedì 25 novembre 2013
4.PSICOLOGIA DELLA PERSONALITA': GLI STILI COGNITIVI, DIPENDENZA-INDIPENDENZA DAL CAMPO
Per
stile cognitivo si intende un modo di pensare e di risolvere i
problemi che riflette il nostro tipo di personalità.
Ad esempio l’impulsività è un aspetto del comportamento che si
evidenzia in varie circostanze della vita, comprese quelle in cui
dobbiamo risolvere problemi.
Uno stile cognitivo che ha attirato l’interesse dei ricercatori di tutto il mondo, anche in campi diversi della psicologia (come la neuropsicologia, la psicofisiologia o l’antropologia culturale), è la dipendenza-indipendenza dal campo, studiata originariamente da H.A.Witkin su ragazzi delle scuole di New York.
La dipendenza-indipendenza dal campo è una qualità percettiva che serve ad esaminare i dati in entrata e si collega ad una serie di altre caratteristiche cognitive, affettive, sociali e ad un tipo di personalità. L’individuo indipendente dal campo riesce con facilità a isolare gli elementi di una situazione ed è più analitico, mentre il dipendente si lascia condizionare dalla struttura con cui le cose si presentano.
Per misurare il campo dipendenza-indipendenza sono state messe a punto tre tipi di prove:
1) Test delle figure mascherate o EFT (Embedded Figures Test), molto semplice, si misura la velocità con cui il soggetto estrai figure semplici da figure complesse in cui sono inglobate.
2) Test dell’asta e della cornice o RFT (Rod & Frame Test): in una stanza buia il soggetto deve portare in posizione verticale un’asta luminosa senza farsi fuorviare dall'inclinazione della cornice, anch’essa luminosa, che c’è intorno, ma concentrandosi sulla percezione della verticale data dalla posizione del proprio corpo.
3) Test di adattamento del corpo o BAT (Body Adjustement Test), che però richiede un apparato più complesso con una stanza e una sedia ruotante. Il soggetto deve raddrizzare la sedia senza lasciarsi influenzare dall'orientamento della stanza.
Gli indipendenti dal campo hanno:
maggiore padronanza delle regole percettive, perché dispongono di un doppio registro percettivo: possono risentire o non risentire delle circostanze e delle illusioni o cogliere più o meno prontamente le percezioni fluttuanti;
più flessibilità nel pensiero e nella soluzione dei problemi;
migliore M.L.T (Memoria a Lungo Termine), perché c’è più capacità di imporre un’organizzazione soggettiva agli input e ad elaborarli;
l’esperienza è più ricca ed ordinata;
lo schema corporeo è più complesso;
il sé è più articolato e solido, con maggiore fiducia in se stessi e meno bisogno di conferme dagli altri;
l’emotività viene regolata essenzialmente ragionando e non col rifiuto o la repressione.
Può sembrare che essere indipendenti dal campo sia solo di vantaggio, ma non è così, perché l’indipendenza può portare a isolarsi, se non si accompagna a un buon grado di Self-monitoring.
Uno stile cognitivo che ha attirato l’interesse dei ricercatori di tutto il mondo, anche in campi diversi della psicologia (come la neuropsicologia, la psicofisiologia o l’antropologia culturale), è la dipendenza-indipendenza dal campo, studiata originariamente da H.A.Witkin su ragazzi delle scuole di New York.
La dipendenza-indipendenza dal campo è una qualità percettiva che serve ad esaminare i dati in entrata e si collega ad una serie di altre caratteristiche cognitive, affettive, sociali e ad un tipo di personalità. L’individuo indipendente dal campo riesce con facilità a isolare gli elementi di una situazione ed è più analitico, mentre il dipendente si lascia condizionare dalla struttura con cui le cose si presentano.
Per misurare il campo dipendenza-indipendenza sono state messe a punto tre tipi di prove:
1) Test delle figure mascherate o EFT (Embedded Figures Test), molto semplice, si misura la velocità con cui il soggetto estrai figure semplici da figure complesse in cui sono inglobate.
2) Test dell’asta e della cornice o RFT (Rod & Frame Test): in una stanza buia il soggetto deve portare in posizione verticale un’asta luminosa senza farsi fuorviare dall'inclinazione della cornice, anch’essa luminosa, che c’è intorno, ma concentrandosi sulla percezione della verticale data dalla posizione del proprio corpo.
3) Test di adattamento del corpo o BAT (Body Adjustement Test), che però richiede un apparato più complesso con una stanza e una sedia ruotante. Il soggetto deve raddrizzare la sedia senza lasciarsi influenzare dall'orientamento della stanza.
Gli indipendenti dal campo hanno:
maggiore padronanza delle regole percettive, perché dispongono di un doppio registro percettivo: possono risentire o non risentire delle circostanze e delle illusioni o cogliere più o meno prontamente le percezioni fluttuanti;
più flessibilità nel pensiero e nella soluzione dei problemi;
migliore M.L.T (Memoria a Lungo Termine), perché c’è più capacità di imporre un’organizzazione soggettiva agli input e ad elaborarli;
l’esperienza è più ricca ed ordinata;
lo schema corporeo è più complesso;
il sé è più articolato e solido, con maggiore fiducia in se stessi e meno bisogno di conferme dagli altri;
l’emotività viene regolata essenzialmente ragionando e non col rifiuto o la repressione.
Può sembrare che essere indipendenti dal campo sia solo di vantaggio, ma non è così, perché l’indipendenza può portare a isolarsi, se non si accompagna a un buon grado di Self-monitoring.
domenica 24 novembre 2013
3.PSICOLOGIA DELLA PERSONALITA': METODI DI ANALISI
Le tecniche utilizzate per
indagare la personalità sono:
i test proiettivi e i questionari auto-descrittivi.
Test proiettivi
Il test è un metodo particolare col quale si analizzano e misurano vari tipi di comportamento.
I test proiettivi sono molto diffusi, ma poco affidabili dal punto di vista scientifico. Vengono presentati stimoli ambigui e vaghi, fornendo istruzioni generiche e brevi. Il soggetto interpreta come crede la situazione che gli viene proposta e il materiale del test funziona come schermo sul quale il soggetto proietta le proprie caratteristiche psicologiche.
Lo psichiatra svizzero Rorschach inventò nel secolo scorso un test di dieci cartoncini sui quali è stampata una macchia di inchiostro in due parti speculari e simmetriche: lo scopo è analizzare le interpretazioni, le reazioni e il modo di comportarsi del soggetto preso in esame.
Il TAT (test di appercezione tematica) è stato creato da Murray e consiste in venti tavole, di cui una bianca dove si chiede al soggetto di costruire un racconto e immaginare una scena che riempia la pagina bianca. Compito dell’esaminatore è interpretare i disegni.
Questionari auto-descrittivi
I questionari autodescrittivi hanno il difetto di essere sono facili da falsificare per ottenere particolari risultati. Il primo tipo di questionario è il MMPI ( Minnesot Multiphasic Personality Inventory) e consiste in alcune centinaia di dichiarazioni a cui rispondere vero o falso e ha lo scopo di individuare personalità patologiche. Il secondo tipo di questionario è il CPI che indaga le condizioni normale della personalità come la socievolezza, la responsabilità e l’autocontrollo.
i test proiettivi e i questionari auto-descrittivi.
Test proiettivi
Il test è un metodo particolare col quale si analizzano e misurano vari tipi di comportamento.
I test proiettivi sono molto diffusi, ma poco affidabili dal punto di vista scientifico. Vengono presentati stimoli ambigui e vaghi, fornendo istruzioni generiche e brevi. Il soggetto interpreta come crede la situazione che gli viene proposta e il materiale del test funziona come schermo sul quale il soggetto proietta le proprie caratteristiche psicologiche.
Lo psichiatra svizzero Rorschach inventò nel secolo scorso un test di dieci cartoncini sui quali è stampata una macchia di inchiostro in due parti speculari e simmetriche: lo scopo è analizzare le interpretazioni, le reazioni e il modo di comportarsi del soggetto preso in esame.
Il TAT (test di appercezione tematica) è stato creato da Murray e consiste in venti tavole, di cui una bianca dove si chiede al soggetto di costruire un racconto e immaginare una scena che riempia la pagina bianca. Compito dell’esaminatore è interpretare i disegni.
Questionari auto-descrittivi
I questionari autodescrittivi hanno il difetto di essere sono facili da falsificare per ottenere particolari risultati. Il primo tipo di questionario è il MMPI ( Minnesot Multiphasic Personality Inventory) e consiste in alcune centinaia di dichiarazioni a cui rispondere vero o falso e ha lo scopo di individuare personalità patologiche. Il secondo tipo di questionario è il CPI che indaga le condizioni normale della personalità come la socievolezza, la responsabilità e l’autocontrollo.
sabato 23 novembre 2013
2.PSICOLOGIA DELLA PERSONALITA': TEORIE CLASSICHE
Indirizzo
Costituzionalista: Per Sheldon la struttura corporea
influenza quella psichica.
Secondo questo psichiatra le persone, a seconda della loro
corporatura, vengono trattate diversamente. Possono esserci tre tipi
di somatotipo (corporatura), ai quali corrisponde un particolare
temperamento. Endomorfo
dove
la persona è socievole, rilassata, di umore stabile e amante della
comodità; mesomorfo
dove
la persone è rigorosa, amante delle avventure e del rischio,
coraggiosa, competitiva e attiva; e infine ectomorfo
dove la persona è riservata, solitaria e amante dell’intimità.
Indirizzo Interazionista: Per quanto riguarda la teoria interazionista la personalità è una costruzione psicosociale, dove il sé è in rapporto con l’ambiente.
La teoria dei tratti: Secondo la teoria dei tratti, la personalità è formata da un insieme di caratteristiche interiori durature, distinguibili in diversi gradi:
tratti fondamentali : sono radicati e costanti,
tratti di superficie: variano a secondo delle circostanza,
tratti comuni : sono riscontrabili in tutti,
tratti individuali: sono tipici dell’individuo,
tratti cardinali: che sono tratti di abilità (cognitivo-motori); dinamici (motivazione-impegno) e temperamento (emotivi e affettivo-sociali).
Per Allport la personalità è unica nell’individuo e ha una configurazione propria dei tratti che acquistano un significato diverso da persona a persona e possono essere cardinali, centrali e secondari.
Cattell ridusse la quantità di tratti e con un calcolo statistico elaborò sedici dimensioni che rappresentavano le principali differenze della personalità.
Secondo Eysenck la personalità vene classificata con due dimensioni: la prima è introversione e estroversione e la seconda è stabilità e instabilità. Un esempio è un introverso tendente allo stabile. Per stabilire le due dimensioni si fa uso di test.
L’indirizzo psicodinamico di Sigmund Freud:
Secondo Freud la personalità è costituita dalle modalità con cui la persona affronta le proprie pulsioni sessuali e le ansie loro connesse. La pulsione sessuale o “libido” deve essere scaricata attraverso il piacere fisico e le ansie connesse a quest’ultima possono essere blocchi, tensioni, meccanismi di difesa, etc.
Nello sviluppo psicologico normale la libido si concentra successivamente su diverse zone del corpo. Gratificazione o frustrazioni eccessive producono reazioni emotive talvolta molto forti che possono far fissare la libido ad una data fase. Allora la personalità risulta dominata dai tratti collegati a quel livello. Si può regredire di livello in caso di stress, alla fase in cui sono stata lasciate le forze maggiori.
Indirizzo Interazionista: Per quanto riguarda la teoria interazionista la personalità è una costruzione psicosociale, dove il sé è in rapporto con l’ambiente.
La teoria dei tratti: Secondo la teoria dei tratti, la personalità è formata da un insieme di caratteristiche interiori durature, distinguibili in diversi gradi:
tratti fondamentali : sono radicati e costanti,
tratti di superficie: variano a secondo delle circostanza,
tratti comuni : sono riscontrabili in tutti,
tratti individuali: sono tipici dell’individuo,
tratti cardinali: che sono tratti di abilità (cognitivo-motori); dinamici (motivazione-impegno) e temperamento (emotivi e affettivo-sociali).
Per Allport la personalità è unica nell’individuo e ha una configurazione propria dei tratti che acquistano un significato diverso da persona a persona e possono essere cardinali, centrali e secondari.
Cattell ridusse la quantità di tratti e con un calcolo statistico elaborò sedici dimensioni che rappresentavano le principali differenze della personalità.
Secondo Eysenck la personalità vene classificata con due dimensioni: la prima è introversione e estroversione e la seconda è stabilità e instabilità. Un esempio è un introverso tendente allo stabile. Per stabilire le due dimensioni si fa uso di test.
L’indirizzo psicodinamico di Sigmund Freud:
Secondo Freud la personalità è costituita dalle modalità con cui la persona affronta le proprie pulsioni sessuali e le ansie loro connesse. La pulsione sessuale o “libido” deve essere scaricata attraverso il piacere fisico e le ansie connesse a quest’ultima possono essere blocchi, tensioni, meccanismi di difesa, etc.
Nello sviluppo psicologico normale la libido si concentra successivamente su diverse zone del corpo. Gratificazione o frustrazioni eccessive producono reazioni emotive talvolta molto forti che possono far fissare la libido ad una data fase. Allora la personalità risulta dominata dai tratti collegati a quel livello. Si può regredire di livello in caso di stress, alla fase in cui sono stata lasciate le forze maggiori.
mercoledì 20 novembre 2013
1.PSICOLOGIA DELLA PERSONALITA': DEFINIZIONE
Il termine personalità deriva dal latino “persona” che era la
maschera indossata dagli attori durante la recita. Nell’antico
teatro greco e romano, infatti, gli attori recitavano sempre con una
maschera che cambiava secondo il sesso, l’età e lo stato d’animo
che doveva rappresentare: ad esempio, la maschera era bianca per i
personaggi femminili (impersonati però da uomini) e scura per quelli
maschili.
A differenza della maschera che si può mettere o togliere a piacere, in psicologia il termine personalità implica qualcosa di stabile e, più in particolare, ciò che caratterizza l’individuo; vale a dire l’insieme dei modi con cui esso reagisce agli altri e alla vita e i comportamenti che ne seguono. Nei rapporti quotidiani, quando concludiamo che una persona è ottimista e ha il controllo della situazione, pensiamo anche che continui ad avere quelle caratteristiche in situazioni diverse e in momenti diversi della vita. È proprio così?
Studi condotti per decenni sugli stessi individui dimostrano che, in realtà, tantissimi comportamenti rimangono invariati: chi è ottimista e ha il controllo della situazione nell’adolescenza, sarà quindi tale e quale anche a 30 o 40 anni più tardi. Va comunque ricordato che, accanto a questa tendenza a mantenerci uguali, entrano in gioco anche gli avvenimenti e le situazioni che incontriamo nel corso della vita e che possono provocare delle modificazioni. In altre parole, la personalità è influenzata sia da fattori interni sia da fattori ambientali; mentre i primi hanno una forte tendenza alla stabilità, i secondi possono portare dei cambiamenti.
Spiegazioni della personalità:
i nostri comportamenti sono tanto vari che non esistono due individui con personalità uguali e gli psicologi tentano di spiegarne i motivi con le teorie della personalità. Nello svolgere questo compito, alcuni studiosi danno più peso ai fattori biologici, altri a quelli psicologici ed ambientali.
Possiamo quindi distinguere varie teorie:
1)Indirizzo Costituzionalista (che ritiene fondamentale il fattore biologico-costituzionale);
2)Indirizzo Interazionista;
3)La teoria dei tratti;
4) L’indirizzo psicodinamico di Sigmund Freud, che considera maggiormente il fattore psicologico-ambientale.
A differenza della maschera che si può mettere o togliere a piacere, in psicologia il termine personalità implica qualcosa di stabile e, più in particolare, ciò che caratterizza l’individuo; vale a dire l’insieme dei modi con cui esso reagisce agli altri e alla vita e i comportamenti che ne seguono. Nei rapporti quotidiani, quando concludiamo che una persona è ottimista e ha il controllo della situazione, pensiamo anche che continui ad avere quelle caratteristiche in situazioni diverse e in momenti diversi della vita. È proprio così?
Studi condotti per decenni sugli stessi individui dimostrano che, in realtà, tantissimi comportamenti rimangono invariati: chi è ottimista e ha il controllo della situazione nell’adolescenza, sarà quindi tale e quale anche a 30 o 40 anni più tardi. Va comunque ricordato che, accanto a questa tendenza a mantenerci uguali, entrano in gioco anche gli avvenimenti e le situazioni che incontriamo nel corso della vita e che possono provocare delle modificazioni. In altre parole, la personalità è influenzata sia da fattori interni sia da fattori ambientali; mentre i primi hanno una forte tendenza alla stabilità, i secondi possono portare dei cambiamenti.
Spiegazioni della personalità:
i nostri comportamenti sono tanto vari che non esistono due individui con personalità uguali e gli psicologi tentano di spiegarne i motivi con le teorie della personalità. Nello svolgere questo compito, alcuni studiosi danno più peso ai fattori biologici, altri a quelli psicologici ed ambientali.
Possiamo quindi distinguere varie teorie:
1)Indirizzo Costituzionalista (che ritiene fondamentale il fattore biologico-costituzionale);
2)Indirizzo Interazionista;
3)La teoria dei tratti;
4) L’indirizzo psicodinamico di Sigmund Freud, che considera maggiormente il fattore psicologico-ambientale.
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