venerdì 26 dicembre 2014

3.LA PSICOLOGIA DELL’EDUCAZIONE: DAGLI ANNI 60 AD OGGI

Negli anni 60' si assiste alla crisi della psicologia dell'educazione ispirata alla learning theory.

Vi concorrono il declino generale del comportamentismo, quello più specifico della tradizione del condizionamento operante e il sostanziale fallimento dei tentativi di applicare a scuola i principi della learning theory.

Nel tentativo di rilanciare la psicologia dell'educazione diversi studiosi svilupparono delle teorie.
Tra questi troviamo Carl Ramson Rogers (1902-1987) , che sulla base della teoria umanistico-esistenziale della personalità e dell'esperienza della psicoterapia è convinto che le persone vivono bene, rendono e lavorano bene se vengono a trovarsi in un clima interpersonale facilitante, che consente a ciascuno di esprimersi e affermarsi, integrandosi nella realtà in modo che sia possibile per tutti l'auto-attualizzazione.
E così anche nello studio a scuola; se c'è apprendimento significativo, se si imparano cose che contano per la vita in un clima favorevole si sta bene e si rende.
Altrimenti, quando l'apprendimento è non-significativo e avviene in un clima ostile, i risultati sono scadenti sia sul piano dell'istruzione sia della formazione della persona.
Per Rogers sono gli insegnanti che, con il loro intervento personale, devono farsi carico di trasformare la scuola.
L'ideale è lo stile educativo non direttivo: il docente evita di imporre contenuti, ritmi, compiti e non valuta unilateralmente, ma contrattualmente.

In seguito alle novità introdotte da Rogers, Jerome Bruner si è avvicinato ai problemi dell'educazione perché impegnato nella riforma dei programmi con cui il governo degli Stati Uniti tentò di porre rimedio al degrado che stava divagando in molte scuole.
A suo avviso è vero che la scuola deve formare alla vita, ma per riuscire nella vita bisogna essere capaci di pensare adeguatamente, di usare gli strumenti concettuali per trattare la complessità ambientale e padroneggiarla.
Le grandi discipline, come la matematica, la fisica, la storia, la letteratura sono importanti non tanto per i contenuti specifici, quanto per i modelli mentali, le logiche che implicano.
Lo strutturalismo di Bruner prevede che, se si entra nell'ottica di sfruttare le discipline per le strutture concettuali e le forme mentali che possono fornire, possiamo realizza l'idea che “qualsiasi materia può essere insegnata a chiunque, a qualsiasi età, in una forma che sia onesta”.
Bruner è contro il nozionismo: la scuola deve insegnare a padroneggiare i modelli mentali di tutte le discipline attraverso un procedimento a spirale, dove ogni materia può essere può essere insegnata a chiunque a qualsiasi età, in forma semplificata.

L'affermazione della psicologia cognitiva ha modificato l'approccio alla psicologia dell'educazione.
Sono ancora vive correnti psicanalitiche, umanistiche, neopiagetiane e di altro genere, che danno l'impressione di dispersione e grande libertà di vedute, ma si tratta di movimenti di pensiero che, seppure importanti, sono forti più che altro in ambito clinico e che si collocano ai margini della psicologia sperimentale.
Gli esponenti come Rogers e Bruner, sono stati psicologi che, muovendo dalle loro competenze, hanno analizzato l'attività educativa e avanzato proposte di miglioramento didattico.


Oggi non si tende più a formulare concezioni globali dell'educazione come quelle di Rogers e Bruner, ma si preferisce prendere in esame problemi specifici e cercare risposte adeguate.
La psicologia cognitiva ritiene che il mondo dell’educazione non è un settore di applicazione, ma è una realtà da capire e descrivere e quindi non viene più considerata solo il lavoro dello studente, ma anche la situazione reale e le sue componenti che sono: caratteristiche dell’allievo, prove di valutazione, materiali didattici e attività di studio. La psicologia cognitiva inoltre prende in esame i problemi specifici, perché astrazioni troppo ampie rischiano di non poter avere un riscontro empirico e di non essere scientifiche.
Gli oggetti di studio della psicologia cognitiva sono le attività mentali, le motivazioni, le emozioni, i sentimenti, i comportamenti delle persone nei contesti di vita in cui si fa educazione e viene considerata anche la dimensione affettiva e sociale dell’esperienza scolastica.




2.LA PSICOLOGIA DELL’EDUCAZIONE: SVILUPPI DELLA LEARNING THEORY E PSICOLOGIA DELLA GESTALT

La learning theory ha avuto tre sviluppi importanti, che da un lato hanno segnato progressi significativi nella psicologia dell'educazione, dall'altro hanno messo in evidenza limiti
dell'approccio centrato sull'apprendimento e basato sul condizionamento.

Il risultato più significativo è stato l'introduzione della procedura dell'analisi del compito, che, partendo dallo studio di come opera l'esperto, cerca di definire con esattezza il piano
comportamentale da seguire per svolgere ciascuna attività pratica a cui addestrare le persone.
Altro sviluppo importante per questa teoria è stata l'istruzione programmata, cioè l'introduzione di macchine per imparare, cioè che degli apparecchi dedicati all'istruzione che permettono di “accelerare l’apprendimento” attraverso l’applicazione delle tecniche dell’istruzione programmata, basate sul presupposto, sperimentalmente dimostrato, che l’apprendimento ha luogo quando il comportamento viene “rinforzato” .

Il terzo sviluppo della learning theory è la creazione di tassonomie degli obiettivi educativitra le quali le più note sono quelle di Bloom.
Le tassonomie si sforzano di specificare gli obiettivi che gli insegnanti si prefiggonoesprimendoli in precisi termini comportamentali e di disegnare un quadro organico degli
obiettivi da perseguire.

Durante L'egemonia della learning theory, gli psicologi della Gestalt hanno dato vita a un orientamento opposto.
La psicologia della Gestalt muove da una diversa concezione dell'apprendimento; imparare implica la partecipazione attiva del soggetto, e non si riduce a processi meccanici controllabili
dall'esterno.

L'apprendimento cognitivo è la forma ideale di apprendimento, perché risparmia la lunga procedura per tentativi ed errori del condizionamento.
E' ancora più efficace se è apprendimento intelligente, cioè se l'individuo coglie proprio gli elementi che servono, grazie al fatto che gli vengono suggeriti da una schemi o perché li scopre.

1.PSICOLOGIA DELL' EDUCAZIONE: ORIGINI

La psicologia dell’educazione rappresenta un’area della psicologia ben definita, che si occupa degli aspetti psicologici dei processi e delle attività educative, con impostazioni e metodi propri e con una chiara posizione disciplinare, sia nell'ambito della psicologia sia nel quadro più vasto delle scienze dell’educazione e più in generale di quelle storico-sociali e dell’uomo.


Edouard Claparède (1873-1940), insegnò psicologia sperimentale a Ginevra, appartiene alla corrente del funzionalismo, la quale sostiene che la mente ha un valore funzionale tra individuo e ambiente, per permettere all'individuo di adattarsi al mondo e vivere. È importante quindi potenziare le capacità di riuscire a rapportarsi in modo efficace alla realtà. L’obiettivo dell'educazione non può più essere quello di trasmettere specifici contenuti o modellare i comportamenti secondo determinati schemi.
Contano l’inclinazione, la disponibilità a pensare e il modo di pensare più che le nozioni o raggiungere specifici apprendimenti. La mente degli studenti è uno strumento di vita e va rispettata, inoltre occorre seguire i bisogni e gli interessi dei ragazzi.


Edward Lee Thorndike ( 1874- 1949) nella storia della psicologia è estemamente importante anche perché ha fondato la psicologia dell’educazione, dedicandovi il resto della sua vita. A lui dobbiamo la denominazione di “educational psychology”, la prima delimitazione del campo e il fatto che la disciplina sia stata accreditata a livello istituzionale e accademico.
Thorndike lavorò a estendere i principi scoperti, nella sperimentazione animale, ai soggetti umani e in particolare ai bambini e adolescenti; cercò di formulare consigli utili per gli insegnanti, di trarre dalla sua teoria dell’apprendimento suggerimenti applicativi in ambito scolastico; formulò la legge dell’effetto per cui i ragazzi tendono a ripetere le azioni per cui sono premiati. Thorndike media tra la teoria psicologica e la pratica scolastica sforzandosi di calare le leggi dell’apprendimento nel contesto. Insiste sull'importanza della chiarezza della comunicazione tra insegnante e allievo, sulla chiarezza delle consegne e su cosa sia un errore e che cosa sia desiderabile.
Scoprì l'effetto alone: la distorsione di giudizio per cui gli insegnanti tendono a considerare un allievo positivo in tutto o al contrario negativo in tutto.

Con il termine Learning Theory si designa solitamente un filone di studi psicopedagogici, che ha dominato specie negli USA, fino alla metà del XX secolo, sviluppandosi a partire del lavoro di Thorndike. Il maggiore esponente di questa teoria è B.F.Skinner, che introduce il condizionamento operante per il controllo su basi scientifiche del comportamento e della vita umana. L’educazione è vista come controllo sociale destinata quindi a produrre negli individui comportamenti desiderabili che generano una società civile e felice. La “learning theory” prevede l’apprendimento di abilità per rinforzo, la scomposizione degli apprendimenti complessi in sequenze semplici e che il ruolo dell'insegnante sia solo di creare un ambiente favorevole.
Secondo Skinner l'analisi della scuola, in base alla scienza del comportamento, indica che oggi è necessario incentivare i ragazzi presentando lo studio in maniera piacevole e attraente. Le punizioni sono chiaramente sconsigliabili per gli effetti negativi ormai noti da tempo nell'esperienza scolastica.





3.PSICOLOGIA DEL LAVORO: OGGI


Ci sono VARI ORIENTAMENTI:
· FILONE DEL O.D. (ORGANIZATION DEVOLOPTEMENT in USA): le organizzazioni sono flessibili e adattabili agli ambienti in cambiamento;
· ANALISI CULTURALE: (in USA): la cultura organizzativa, le convinzioni e i simboli sono condivisi dentro l’organizzazione (spesso a livello latente);
· ANALISI STRATEGICA: studio dei sistemi organizzativi che regolano i comportamenti dentro le organizzazioni.


PUNTI CENTRALI COMUNI: 
· LO STUDIO DELLE ORGANIZZAZIONI: ogni aspetto è esaminato nel quadro del sistema organizzativo (cioè problemi, attività, compiti…), visto come elemento dello scenario più ampio della vita aziendale;
· L’ORGANIZZAZIONE E’ UN  SISTEMA COMPLESSO: ovvero è l’intreccio di un’istituzione formale (burocratica,tecnica ed economica), informale (relazioni interpersonali, cultura aziendale) e realtà individuali;
· L’ORGANIZZAZIONE E’ UN’UNITA’ PRODUTTIVA IN RAPPORTO DINAMICO CON L’AMBIENTE: le organizzazioni si collocano in un ambiente materiale, economico, sociale e storico. Esse trasformano il mondo intorno a loro e ne vengono trasformate. Devono pensare ad adattarsi all’ambiente, ad integrarsi ad esso;
· I LAVORATORI SI COMPORTANO STRATEGICAMENTE: esistono vincoli e condizionamenti dentro le organizzazioni. I lavoratori in parte seguono le regole contrattate  con gli altri e con l’organizzazione, in parte sono liberi;
· EVITARE PRECONCETTI E SEMPLICISMI: prevale la tendenza a lavorare con teorie di medio raggio, badando alle circostanze e ai casi particolari;
· ASSUMERE UNA PROSPETTIVA ECOLOGICA: c’è grande attenzione alle realtà concrete della vita quotidiana e ai contesti storico-sociali e culturali, in cui il lavoro si svolge (miracolo giapponese: dovuto oltre al management, anche ad un particolare backgroud culturale dei lavoratori di scarso individualismo).


ATTIVITA’ DELLO PSICOLOGO DEL LAVORO:

SELEZIONE DEL PERSONALE:
· Valutazione degli aspiranti ad un posto di lavoro, in vista anche di un collocamento ottimale all’interno dell’azienda.
· Individuazione delle esigenze formative, favorendo l’inserimento del personale assunto.

ORIENTAMENTO PROFESSIONALE:
L’orientamento professionale è l’attività volta a facilitare l’inserimento professionale. E’ rivolta prevalentemente agli adolescenti e ai giovani, con interventi (possibilmente) continuativi, coordinati e cauti.

FORMAZIONE:
E’ l’attività volta a sviluppare le competenze tecnico-professionali dei lavoratori, finalizzate sia alle mansioni che si è chiamati a svolgere, sia a tutti i problemi connessi col lavoro (relazioni, attività di gruppo, riunioni, squadra). 
Sensibilizzazione: le persone vengono rese più attente e sensibili a determinati modi di leggere le cose;
Strumenti organizzativi: suggerire procedure, strategie, modalità di comunicazione.

ERGONOMIA:
Essa studia il rapporto uomo-macchina-ambiente, cercando di sviluppare il massimo adattamento reciproco. In particolare per: 
· MACCHINA;  creare strumenti   facili da  usare,  con  strumentazione    facilmente  leggibile ,  curare il design della  macchina, perchè  sia  bella  e  funzionale. 
· AMBIENTE:  studio  del microclima sul posto  di lavoro, 
· posto fisico, rumori e stimoli  che  circondano il lavoratore.

FINALITA’:
· Benessere e produttività
· progettare attrezzature di fabbrica
· impostare una lavorazione
· correggere o adeguare una situazione

INTERVENTI ORGANIZZATIVI: 
Il lavoro è commissionato da aziende quando vanno incontro a qualche cambiamento o, se hanno problemi specifici da risolvere.