La psicologia
dell’educazione rappresenta un’area della psicologia ben
definita, che si occupa degli aspetti psicologici dei processi e
delle attività educative, con impostazioni e metodi propri e con una
chiara posizione disciplinare, sia nell'ambito della psicologia sia
nel quadro più vasto delle scienze dell’educazione e più in
generale di quelle storico-sociali e dell’uomo.
Edouard
Claparède (1873-1940), insegnò psicologia sperimentale a Ginevra,
appartiene alla corrente del funzionalismo,
la quale sostiene che la mente ha
un valore funzionale tra
individuo e ambiente, per permettere all'individuo di adattarsi al
mondo e vivere. È importante
quindi potenziare le capacità di
riuscire a rapportarsi in modo efficace alla realtà. L’obiettivo
dell'educazione non può più essere quello di trasmettere specifici
contenuti o modellare i comportamenti secondo determinati schemi.
Contano
l’inclinazione, la disponibilità a pensare e il modo di pensare
più che le nozioni o raggiungere specifici apprendimenti. La
mente degli studenti è uno strumento di vita e va rispettata,
inoltre occorre seguire i bisogni e gli interessi dei ragazzi.
Edward
Lee Thorndike ( 1874- 1949)
nella storia della psicologia è estemamente importante anche perché
ha fondato la psicologia
dell’educazione, dedicandovi
il resto della sua vita. A lui dobbiamo la denominazione di
“educational psychology”, la prima delimitazione del campo e il
fatto che la disciplina sia stata accreditata a livello istituzionale
e accademico.
Thorndike
lavorò a estendere i principi scoperti, nella sperimentazione
animale, ai soggetti umani e in particolare ai bambini e adolescenti;
cercò di formulare consigli utili per gli insegnanti, di trarre
dalla sua teoria dell’apprendimento suggerimenti applicativi in
ambito scolastico; formulò la
legge dell’effetto per
cui i ragazzi tendono a ripetere le azioni per cui sono premiati.
Thorndike media tra la teoria psicologica e la pratica scolastica
sforzandosi di calare le leggi dell’apprendimento nel contesto.
Insiste sull'importanza della chiarezza della comunicazione tra
insegnante e allievo, sulla chiarezza delle consegne e su cosa sia un
errore e che cosa sia desiderabile.
Scoprì
l'effetto alone:
la distorsione di giudizio per cui gli insegnanti tendono a
considerare un allievo positivo in tutto o al contrario negativo in
tutto.
Con
il termine “Learning Theory”
si designa solitamente un filone di studi psicopedagogici, che ha
dominato specie negli USA, fino alla metà del XX secolo,
sviluppandosi a partire del lavoro di Thorndike. Il
maggiore esponente di questa teoria è B.F.Skinner, che
introduce il condizionamento operante per il controllo su basi
scientifiche del comportamento e della vita umana.
L’educazione è vista come controllo sociale destinata
quindi a produrre negli individui comportamenti desiderabili che
generano una società civile e felice. La
“learning theory” prevede l’apprendimento di abilità per
rinforzo, la scomposizione degli apprendimenti complessi in sequenze
semplici e che il ruolo dell'insegnante sia solo di creare un
ambiente favorevole.
Secondo Skinner
l'analisi della scuola, in base alla scienza del comportamento,
indica che oggi è necessario
incentivare i ragazzi presentando lo studio in maniera piacevole e
attraente. Le punizioni sono
chiaramente sconsigliabili per gli effetti negativi ormai noti da
tempo nell'esperienza
scolastica.