- Cenni storici:
La
psicologia clinica nasce tra la fine del XIX e gli inizi del XX
secolo da due campi di studio e attività: la psicometria
e la psicodinamica.
Tradizione psicometrica e psicodinamica si sono sviluppate
separatamente, almeno fino alla Seconda Guerra Mondiale. Nel
Dopoguerra negli Stati Uniti, si è assistito a uno sforzo poderoso
di dare organicità al settore della psicologia clinica, mettendo
assieme psicometria e psicodinamica e integrandole all’interno
della psicologia sperimentale.
In
altri paesi però, tra cui l’Italia, il tentativo di dare un
assetto all’area è mancato.
La
tradizione psicometrica comincia con L.
Witmer
che faceva uso di test mentali per diagnosticare disturbi
dell’apprendimento e programmare interventi in favore di studenti
con problemi.
Tuttavia
il contributo più significativo alla nascita della psicologia
clinica, per il suo carattere innovatore, è stato quello di Freud,
con cui comincia la tradizione psicodinamica.
Freud dedicandosi alla cura delle malattie mentali (essenzialmente
nevrosi) ha introdotto fondamentali novità.
Con
lui nasce la nozione di malattia su basi psicologiche:
non si pensa più che i disturbi mentali siano necessariamente
prodotti da disfunzioni e danni fisico-organici. Acquista senso e
forza la psicoterapia, la cura portata avanti parlando col paziente,
senza farmaci e mezzi fisici. Inoltre il mondo dei malati diventa più
vicino, perché l’idea della psicodinamica è che in tutti ci siano
conflitti interiori e che la malattia mentale sia solo un esito, una
particolare manifestazione delle dinamiche psichiche legate alle
vicende e alla storia del singolo.
- L’ambito di studio:Di che cosa si occupa la psicologia clinica? Sul piano programmatico mira allo sviluppo di competenze di base e tecniche utili a promuovere la salute di individui, gruppi e comunità attraverso l’intervento diretto dello psicologo, che si cala nella realtà concreta in tutta la sua singolarità. Questa definizione è un po’ lontana dal reale, perché di fatto gli psicologi clinici studiano e curano le malattie mentali.
Circa
i metodi da adoperare in psicologia clinica non c’è accordo.
Soprattutto negli Stati Uniti c’è la tendenza a ritenere che ci si
debba avvalere degli stessi metodi
empirici e sperimentali diffusi
nel resto della psicologia. C’è chi sostiene però (specie gli
psicanalisti europei) che in clinica si debba seguire il metodo
clinico, basato sui casi trattati.