mercoledì 27 novembre 2013

2.PSICOLOGIA CLINICA: NORMALITA' E PATOLOGIA

  1. Una distinzione difficile
La distinzione tra normalità e patologia è stata oggetto di analisi e discussioni, perché non è affatto scontata come sembra e risulta difficile ed incerta anche per i clinici.
Il problema del criterio
Varie ricerche hanno dimostrato che psichiatri e psicologi clinici non concordano a sufficienza nei giudizi di normalità. Per stabilire che cosa è normale e che cosa è patologico ci si può basare   su vari criteri che risultano però inadeguati per le ragioni che di seguito esporremo:
Criterio statistico: è da considerarsi anormale ciò che è raro. Questo criterio si scontra con il fatto che ci sono manifestazioni sicuramente patologiche molto diffuse ( come l'ansia) ma che non vengono considerate propriamente malattie. Inoltre ci sono prestazioni e comportamenti rari, ma segno di eccellenza (come avere un Q.I. di 150).
Criterio socio-culturale: è malato l’individuo disadattato. Una persona è sana se si conforma alle norme della sua società e della sua cultura. Il difetto di questo criterio è quello di confondere la malattia con forme di diversità (devianza, ribellione ad un sistema oppressivo, etc.) che non hanno nulla a che fare con la patologia.
Criterio personale: fa riferimento alla sofferenza individuale e quindi è poco affidabile, dato che molte persone con patologie gravi rifiutano di curarsi o di considerarsi in difficoltà.
Criterio professionale: si basa sulla diagnosi di esperti, ma nemmeno questo è affidabile perché spesso non c’è uniformità di giudizio.
Criterio utopico: stare in salute significa vivere in modo ottimale. Allora saremmo tutti in qualche modo malati.

Gli esperti e i professionisti della patologia clinica si affidano per elaborare le diagnosi al: criterio sintomatico-descrittivo, utilizzando il DSM (Diagnostical Statistical Manual), il manuale dei disturbi mentali. 
Il manuale viene diffusamente usato in tutto il mondo come guida alla diagnostica clinica. Espone sintomi, sviluppi e caratteri dei vari disordini mentali. Si tratta di un manuale che raccoglie attualmente più di 370 disturbi mentali, descrivendoli in base alla prevalenza di determinati sintomi (per lo più quelli osservabili nel comportamento dell'individuo, ma non mancano riferimenti alla struttura dell'io e della personalità).
2. Il problema del confine tra malattia e salute
Probabilmente c'è una continuità tra normalità e patologia poiché possono avvicendarsi nella storia di una persona più facilmente di quanto si creda.
Quindi tra normalità e patologia non c’è una separazione netta, ma continuità. Esistono, inoltre, una serie di stati intermedi non propriamente normali, né patologici (piccole sofferenze, disadattamenti, etc.)
3. Il problema della consistenza delle malattie mentali

Alcuni studiosi hanno messo in discussione l’idea di malattia mentale (antipsichiatria). Secondo questi studiosi, la visone tradizionale della malattia mentale porta a non considerare gli aspetti della vita sociale, affettiva, comunicativa del soggetto e quindi porta ad una incomprensione della patologia.